Indagine sul Salvataggio 2020

Chi sono e cosa pensano i bagnini italiani

Benché si tenda a rappresentare il mondo del Salvataggio italiano come una cosa unica si tratta di un mondo eterogeneo, frammentato. Basti pensare alle diverse maniere con cui viene definito il “lifeguard italiano”: bagnino, bagnino di salvataggio, assistente bagnanti, marinaio di salvataggio, salvataggio. Oppure le maniere con cui vengono, a seconda delle regioni, definiti gli strumenti: pattino, patino, moscone. Così come è differente la tipologia del lavoro a seconda del datore di lavoro (cooperative di salvataggi, stabilimenti balneari, piscine) e del tipo di servizio.

A distanza di 5 anni dalla prima indagine di Rescue Italia abbiamo pensato che era ora di vedere come si era modificato il panorama del salvataggio nazionale.

Partiamo con ringraziare tutti gli assistenti bagnanti che hanno preso parte al nostro piccolo sondaggio.

Ha risposto un alto numero di assistenti bagnanti, ben distribuito sul territorio nazionale e come nelle fasce d’età.

E’ un campione di assistente bagnanti che possiamo definire “veterano” poiché  la percentuale del 63% effettua questo mestiere da più di 5 anni.

E’  è una platea con una cultura medio alta.

Come accennavamo precedentemente il sondaggio ha avuto la partecipazione di moltissimi assistenti bagnanti in tutta Italia, praticamente da ogni regione.

Il titolo di studio sfata un dei tanti miti che aleggiano intorno ai bagnini di salvataggio e che ci dipingono come una massa d’ignoranti.

Da questo dato si evince la forte motivazione del pubblico che ha partecipato al sondaggio: il lavoro di assistente bagnanti non è, per la maggioranza, un semplice ripiego. E’ una vocazione.

Due ottimi dati sia sulla capacità di rapportarsi con turisti stranieri che per la conoscenza dell’ordinanza di balneazione.

La maggioranza di assistenti bagnanti che hanno risposto al campione lavorano in spiaggia.

Quanto tempo lavoro e quanto guadagna un bagnino di salvataggio? Ecco le risposte. Il lavoro del bagnino resta un lavoro stagionale, la maggioranza del campione, infatti, lavora 3-4 mesi.

La quasi totalità dei bagnini che hanno risposto al nostro sondaggio hanno il brevetto MIP, principalmente conseguito con SNS, seguono FIN e FISA.

L’alta percentuale di qualifiche non obbligatorie  mostra l’alta preparazione e motivazione del campione che ha risposto al sondaggio.

A leggere i dati si evince che è un settore con scarsa sindacalizzazione del campione.

Due domande che denotano l’ottimo rapporto con la Capitaneria di Porto ed il fatto che l’attività del bagnino di salvataggio sia ancora imperniata sulla prevenzione con il 70% del campione che ha effettuato meno di 5 interventi a stagione.

Per coloro che hanno un pessimo rapporto con la Capitaneria di Porto invitiamo la lettura dell’articolo a questo link.

La scheda di rilevazione incidenti è uno strumento importante, certifica gli interventi effettuati e permette una comunicazione diretta con il locale comando della Capitaneria di Porto. Il 52% di utilizzo è un buon dato ma dobbiamo migliore. Se nell’Ordinanza di Balneazione della tua area non c’è la scheda … comunicalo al Comando locale della Capitaneria di Porto!

Il pattino di salvataggio resta lo strumento di salvataggio principalmente utilizzato dai bagnini di salvataggio, seguito dal rescue can e rescue board.

La Legge 81, la legge sulla sicurezza dei lavoratori, impone ove in presenza di rischi che questi vengano limitati. Affrontare un salvataggio è sempre un momento di rischio. Per questo da tempo Rescue Italia invita i colleghi ad indossare strumenti che aumentino la sicurezza dei bagnini di salvataggio. Il mercato ne offre diversi modelli, noi ne abbiamo provati tanti e ci troviamo bene con FLOTTER.

Lo abbiamo sempre detto e lo ripetiamo: il TEAM è TUTTO! Si può fare di più e meglio! 

Nonostante la grande acquaticità del nostro campione gli strumenti di salvataggio obsoleti continuano ad essere visti come uno dei principali problemi.

Ecco come i bagnini intervistati rispondono alla domanda su come dovrebbero essere strutturati i rinnovi.

Un dato eclatante riguarda l’esame per diventare assistente bagnanti. Il fatto che il 36% del campione abbia avuto la sensazione che vi fossero partecipanti che non sapessero nuotare è un dato allarmante che deve far riflettere sopratutto chi eroga i corsi. 

Due domande che parlano di lavoro e previdenza.

La NASPI, la nuova forma di contributo di disoccupazione, è entrata da poco in vigore e gli assistenti bagnanti non ne sono molto contenti.

Sul fronte “contratti” il contratto degli assistenti bagnanti è quello del turismo. Sarebbe curioso sapere con che formule viene retribuito il 35% dei bagnini che hanno risposto al sondaggio.

La maggior parte dei bagnini intervenuti ritiene che l’attuale calendario della sorveglianza che, lo ricordiamo, differisce da regione a regione, non tuteli abbastanza la sicurezza dei bagnanti (ne abbiamo parlato qua).

Le qualità delle acque del mare influisce direttamente sulla salute dei bagnanti e degli operatori della sicurezza balneare. Un terzo circa delle spiagge italiane dei bagnini che hanno partecipato al sondaggio è stata chiusa per motivo igienico sanitario. E’ un dato preoccupante. Ne abbiamo parlato qua.

Questo è tutto. Sono dati che non hanno bisogno di grossi commenti. Chi è del settore può facilmente individuare le criticità e cercare nel suo piccolo di porvi rimedio.

Buon lavoro a tutti!