L’importanza del team nel salvataggio

Il salvataggio è un mestiere difficile che richiede preparazione, costanza di attenzione e capacità di attivazione immediata. Un elemento vitale al fine della buona riuscita di un salvataggio o di un semplice turno di sorveglianza è la capacità di fare squadra con i colleghi. E’ un’aspetto non molto trattato durante i corsi di salvataggio ma che vogliamo trattare in questo articolo perché dopo numerose stagioni una convinzione è sempre più forte nella testa di chi scrive: IL TEAM è TUTTO!

Il salvataggio è un “gioco di squadra” dove il contributo di più operatori permette la buona riuscita dell’attività di prevenzione e quella di ricerca e recupero (SAR). Come tutti i giochi di squadra ci sono maggiori possibilità di portare il risultato a casa se tutti gli operatori collaborano. Non c’è bisogno di fenomeni né di mitomani.

Se sapete nuotare come Michael Phelps ma vi addormentate durante la sorveglianza siete un elemento di aiuto alla sorveglianza o un ulteriore elemento di pericolo?

Ecco quindi qualche consiglio su come creare un team di salvataggio e portare avanti il servizio nel miglior modo possibile:

1/. Conosci i tuoi colleghi. E non mi sto riferendo ad andarci a cena o prendere una birra! Sì, ok, anche quello è importante ma voglio dire: conosci i tuoi colleghi, come lavorano, le loro abilità e capacità perché quando sarà il momento di entrare in azione saprai su chi fare affidamento e su chi meno.

2/. Allenatevi insieme! Basta poco, una mezz’ora prima del turno! Provate a remare insieme e a trovare il ritmo, quando arriverà il momento di entrare in azione saprete già cosa fare!

3/. Briefing. Coordinatevi. Questo vale per la sorveglianza quanto per l’emergenza. Durante la sorveglianza ognuno verifica lo spazio acqueo assegnato ma nel pomeriggio con il sole a picco (se siete sulla costa ovest) i riflessi vi renderanno l’azione di scanning quasi impossibile. Oltre a dotarvi di un ottimo paio di occhiali da sole, un’idea può essere quella di sorvegliare lo specchio acqueo alla vostra destra e/o sinistra. L’effetto del rimbalzo dei raggi di sole si annullerà. Però mettetevi d’accordo con i colleghi di modo che tengano d’occhio il vostro spazio acqueo!

Durante l’emergenza: calma! Non tutti insieme! Muovetevi seguendo il principio della prossimità (partono quelli più vicini al pericolante) e delle proporzioni (un bagnino in più del numero di pericolanti in pericolo. Non di più!). Quelli che restano in spiaggia hanno due compiti importantissimi: continuare a fare prevenzione anche nell’area dei colleghi che ora sono impegnati nel salvataggio e essere pronti a recepire le direttive dei colleghi impegnati nel salvataggio che potrebbero essere: chiamare il 118, portare in spiaggia il defibrillatore, andare in aiuto, cercare altri pericolanti etc. Sono aspetti fondamentali che permettono un soccorso fluido e di risparmiare minuti importanti. E, come sappiamo bene, nel soccorso i secondi sono fondamentali … figuriamoci i minuti!

4/. Debriefing. Ogni salvataggio è una storia a sé. Appena rientrati a riva, terminata l’emergenza,dopo aver completato la scheda di rilevazione incidenti e trasmessa alla Capitaneria di Porto, fate il debriefing. Analizzate il salvataggio. Poteva essere fatta maggiore prevenzione? Potevate intervenire prima? Potevate intervenire meglio? etc etc … sono domande importanti vi serviranno a fare meglio la volta successiva!

5/. E infine … vogliatevi bene! La stagione è lunga, calda, faticosa e stressante e ognuno ha i suoi problemi personali oltre a quelli lavorativi per cui … motivatevi e cercate di comprendervi e se per qualche incomprensione vi trovate a urlarvi contro (può succedere) dopo poco chiedetevi scusa. Perché dopo la tempesta arrivava il sereno. SEMPRE!