Covid e diminuzione della sicurezza acquatica

un’analisi delle criticità

Con Il collega Andrea Amore abbiamo approfondito la tematica della sicurezza nei parchi acquatici. Oggi ci invia un’interessante riflessione su come il Covid-19 ha influito sulla sicurezza acquatica ed il nostro lavoro.

Eccola:

In questo breve articolo intendo fornire alcuni spunti di riflessione circa le conseguenze che l’emergenza sanitaria da Covid19 ha generato verso il grado di sicurezza acquatica nelle piscine italiane ed alcune considerazioni sulle possibili evoluzioni di questo fenomeno. Le riflessioni che seguono sono il frutto della mia personale esperienza alla guida del servizio di salvataggio di uno dei parchi acquatici più noti d’Italia nelle stagioni estive 2020 e 2021 e di tecnico FIN operante in 2 strutture federali oltre ad un continuo confronto con la sezione di Fregene della società nazionale di salvamento con cui collaboro da oltre 2 anni.

Tra la fine di febbraio 2020 e quella di giugno 2021 le piscine italiane sono state costrette ad uno STOP pressoché totale intervallato da brevi periodi di riapertura. Tale stop ha riguardato la quasi totalità dell’utenza di tali strutture ad eccezione degli atleti di interesse nazionale, ciò significa che per oltre 13 mesi il sistema piscina italiano non ha potuto assolvere a quella fondamentale opera di prevenzione dell’annegamento nella fascia pediatrica, in termini pratici questo stop ha portato ad un aumento della fascia di popolazione sprovvista delle capacità natatorie di base, passando dall’intervallo 3-5 anni a quello 3-7 anni, considerato che il nuovo target identificato ha nella stragrande maggioranza dei casi un’altezza ben inferiore a quella della piscina media, il lifeguard italiano si è così dovuto confrontare con una nuova realtà in cui il bacino di utenti da attenzionare maggiormente è aumentato in modo non trascurabile, in altre parole a parità di utenti in una qualsiasi struttura, la % di questi a rischio annegamento era superiore a quella delle stagioni precedenti.

A ciò và aggiunto che nella stagione appena trascorsa, l’Italia è stata soggetta ad un importante flusso di visitatori stranieri causato in parte dalla ripresa del turismo internazionale che nel periodo estivo è stato superiore a quello pre-pandemico, poiché è noto che la pratica delle attività natatorie è meno diffusa nelle popolazioni (Cina e India su tutti) che più transitano per il nostro paese, il livello di sicurezza è stato ulteriormente minato. Nella stagione passata questi fattori negativi sono stati mitigati dai contingentamenti imposti dall’emergenza sanitaria stessa, che in loro assenza ,almeno nella struttura in cui ho coordinato il servizio di salvataggio avrebbero reso la situazione insostenibile. In termini pratici infatti: poiché si verificassero un certo numero di
potenziali annegamenti era sufficiente un’utenza di poco superiore alla metà di quella necessaria nel periodo pre-pandemico.

In futuro però, se la campagna vaccinale, come sta già avvenendo, porterà all’abolizione di tali limitazioni, incentivando ulteriormente i processi turistici, i servizi di salvataggio italiani delle varie strutture ricettive potrebbero essere sottoposti ad un carico di difficoltà senza precedenti. Nel frattempo la riapertura delle piscine italiane è avvenuta con un calo dell’utenza che ad oggi, in media, si attesta attorno al 20/30%. Un’utenza in cui, nonostante il calo complessivo, è aumentata la richiesta di corsi per principianti assoluti (nota positiva!) e cosa abbastanza rara prima della pandemia, in essi è presente una quota abbastanza consistente di bambini di età compresa fra i 7-8 anni, a riprova dei danni causati dai molti mesi di stop precedenti, in ciò risiede la chiave di volta per le stagioni future, infatti ; se il sistema piscine italiano riuscirà a garantire l’acquisizione delle competenze natatorie di base a questo notevole bacino di utenza il ritorno alle affluenze pre-pandemiche potrebbe essere molto meno traumatico!

Ad ogni modo dalla stagione futura e fino a che questi effetti causati dalla chiusura delle piscine non saranno attenuti, i lifeguards e quindi anche i maestri di salvamento nei loro percorsi formativi, dovranno tener conto di questi cambiamenti sociali e valutarne l’evoluzione.

Il messaggio che Andrea ci manda, con questa riflessione, è chiaro: occhi aperti ed antenne dritte. Come sempre, dopotutto.