Istruttori e animatori non sono assistenti bagnanti

Un annegamento è un’esperienza tragica. Una ferita che non si rimargina. Un buco che trascina dentro la vita delle persone, non soltanto del morto e dei suoi familiari ma di tutti quelli che sono intorno. Attori spesso inconsapevoli coinvolti nella vicenda.

E’ un articolo un po’ duro ma ci sentiamo in dovere di scriverlo dopo aver analizzato molti casi. Vogliamo fare il punto sulla distinzione delle funzioni a prescindere da ciò che dice la legge. Perché quando lavorate, cari amici e care amiche, siete voi in prima linea. E su quella linea non ci sono soltanto i vostri piedi, c’è la vostra faccia, la vostra professionalità, il vostro onore. E tutto rischia di essere travolto, compresa la serenità dei vostri cari.

Leggiamo di molti incidenti, con decesso del pericolante, avvenuti in piscine dove non c’era l’assistente bagnanti ma “semplicemente” l’istruttore o l’animatore.

Sì, certo, istruttori ed animatori possono avere il brevetto di salvataggio e possono anche essere degli ottimi assistenti bagnanti ma in questo articolo parliamo della loro funzione in quel momento, nel momento dell’incidente.

Una piscina dove si stanno allenando venti atleti nel pieno della condizione fisica monitorati da un istruttore di nuoto non può fare a meno del bagnino. Il motivo è semplice, ci sanno vari momenti in cui l’istruttore focalizzerà la sua attenzione su un atleta, seguendone i movimenti e perderà così il contesto generale. Ogni atleta inoltre è impegnato sui suoi movimenti e non ha modo di monitorare i colleghi. Se c’è un pericolante è abbandonato a se stesso. Un’episodio riconducibile a questa categoria è quello avvenuto a Milano nel 2020 quando un disabile è annegato durante un corso di nuoto. Ad assistere il gruppo di una decina di disabili c’era soltanto il loro istruttore di nuoto. Il bagnino non c’era.

Stesso ragionamento è valido per le piscine durante eventi ludici. Anche se vi sono più animatori poco importa. Ogni animatore sarà impegnato in momenti distinti con uno o più bambini e non avrà mai la visuale completa della piscina. E’ quindi altamente probabile che nessuno si renda conto dei pericoli in corso. E’ ciò che è successo nell’agosto del 2013 in provincia di Pisa dove a sorvegliare una piscina vi erano due educatrici/animatrici ma non il bagnino di salvataggio. Una bambina di 5 anni, passando alle spalle delle educatrici, si è tuffata nella zona di acqua più profonda. Furono gli altri bambini a rendersene conto dopo 5 minuti e 40 secondi. Le due educatrici sono state condannate a due anni con la condizionale. A leggere il resoconto fatto da La Nazione è palpabile il dolore che si porteranno dentro per sempre. 

Vi sono molti casi di questo tipo. Si apre un baratro che risucchia tutto. Dal quale non si esce più.

Per questo ricordiamo a tutti gli amici istruttori e animatori di verificare sempre le condizioni di sicurezza del loro lavoro. Non affidatevi a chi vi dice “tanto non succede niente, non è mai successo niente”. Basta poco, basta un attimo!