Ecco perché dobbiamo stare a casa

alcuni esempi tratti dal nostro lavoro

L’emergenza virus COVID-19 è al suo (forse) culmine. Molti comuni italiani stanno chiudendo le spiagge e ogni possibilità di movimento all’aperto. In Italia l’adesione a queste norme per la riduzione del contatto sociale e la trasmissione del virus ha generato alcune voci polemiche di dissenso. C’è chi non comprende la gravità della situazione rivendicando il diritto alla libertà.

Da una parte ci sono gli esperti di diritto che affrontano la questione da un punto di vista del Diritto. Ok, la questione della libertà è importante ed è giusto che venga affrontata con il massimo dell’approfondimento tecnico perché è la base fondante della nostra società e non la si può limitare con provvedimenti che non abbiano il totale supporto e legittimazione democratica.

C’è poi un altro gruppo di persone che rivendicano il loro diritto allo svago pur rimanendo lontano da tutti e quindi rendendo impossibile contagiare o essere contagiati. Hanno l’esigenza di correre, nuotare, scalare le montagne altrimenti … danno al matto! Hanno le loro ragioni. Il punto è che la Società e gli individui sono corpi sociali che ragionano ed agiscono per “induzione“. Ovvero: mi affaccio dalla finestra e se non c’è nessuno in giro rispetto quello che il Governo dice di fare ma se vedo movimento non ritengo più legittime le richiesto del Governo e mi metto in movimento. Abbasso la soglia di guardia e mi sento autorizzato a trasgredire.

Così se mi affaccio dalla finestra e c’è un tizio che corre la sua ora da solo in mezzo alla strada a distanza di un metro da chiunque oppure un altro che con la macchina va in piscina o a fare surf stando ad un metro dell’altro … non percepirò più le imposizioni rigide del Governo come imposizioni rigide.

Per fare un paragone molto vicino al nostro mondo, cari colleghi Lifeguards, la Società agisce proprio come nella spiaggia libera. Ci avete mai lavorato? Non potete concedere un millimetro a nessun bagnante, nessun favore. Volete un esempio? E’ domenica e ci sono 400 bagnanti. Sole a picco. Mare mosso, Bambini. Confusione. Una bagnante vi chiede di lasciare la borsa alla vostra postazione perché va a fare un giro. Un piccolo favore. Che male c’è? E se tutti e 400 vi chiedono di tenere la loro borsa alla vostra postazione? Riuscireste a garantire un servizio di salvataggio?

Facciamo un’altro esempio? Domenica di mare mosso. Vi fate in quattro per tenere tutti relativamente vicino e sulla secca. Tutti controllabili. Poi arriva il fenomeno “sono un professionista, vado a fare il bagno là, oltre le onde, non ti preoccupare sono un pro”. Certo, per lui magari non ci sono problemi … il problema è che il suo comportamento indurrebbe altri, meno esperti, a seguirlo e quella che avete trasformato in un collettivo abbastanza controllato … romperebbe le righe mettendo a repentaglio la vita dei soggetti più deboli quelli che in questo specifico caso … sanno nuotare peggio!

C’è chi paragona il contrasto al COVID-19 ad una guerra. Ma una guerra non è, dobbiamo semplicemente stare a casa per un po’ e lasciare che i professionisti facciano il loro lavoro in santa pace. Una guerra è sporca, fredda, angusta e richiede uno sforzo che noi non dobbiamo fare. La fecero i nostri bisnonni ed i nostri nonni.

Generazioni che conoscevano quel senso di sacrificio e rispetto che forse la nostra generazione deve ritrovare.