Il lifeguard Davide Gaeta in visita all’Emergency Response and Rescue Corps di Malta

Ne parliamo con lui

Il nostro amico Davide Gaeta, istruttuore SNS e soccorritore OPSA della Croce Rossa Italiana, è andato in visita all’Emergency Response and Rescue Corps (ERRC) di Malta. Ne ha approfittato per carpire la loro metodologia di lavoro e protocolli tecnici. Parliamone con lui! 
Ciao Davide, da cosa nasce la tua visita a Malta?
 Avevano piacere di mostrarmi il loro modus operandi e ricevere un eventuale supporto per l’attività che portano avanti. È un rapporto intrapreso a distanza, telefonicamente, già da un paio d’anni.
 
Con chi hai preso contatto?
Sono stato contattato dal loro attuale supervisor.
 
Che tipologia di servizio?
L’ ERRC si occupa del servizio di salvataggio, soccorso nautico-costiero e trasporto sanitario delle isole di Gozo e Comino.
 
Dalle foto ci sembra di capire che non sia un servizio estensivo ma intensivo ovvero pochi lifeguards ma molto preparati con ottime dotazioni e ben collegati. E’ così?
È un unico team che lavora in maniera congiunta su tutti gli spot, sui mezzi nautici e sui mezzi di terra, facendo turnover.
La cosa è agevolata dal fatto che non si tratta di un territorio vasto ed incentivata dalla corretta mentalità che il lifeguard, anche se un lavoro stagionale o un volontario, resta un professionista del salvataggio in acqua e non un tuttofare.
 
Cosa possiamo imparare da questa esperienza?
Laddove possibile andrebbero incentivati quelli che in Italia si chiamano “piani collettivi di sorveglianza” dove tutto il corpo di sorveglianza è in contatto, mentre spesso noto purtroppo che sulle nostre spiagge il guardaspiaggia non conosce neanche il nome del collega dello stabilimento confinante.
Il teambuilding è la chiave del successo per questo lavoro che oltre a renderlo più sicuro ed efficace lo rende anche più avvincente e per nulla noioso.
 
Un bagnino italiano potrebbe chiederti maggiori informazioni qualora interessato ad un esperienza li?
Certamente, può contattarmi attraverso i miei canali social, sono sempre disponibile per chi ama questo settore.
Il consiglio finale?
Importante naturalmente avere una buona base di inglese; nelle comunicazioni d’emergenza non c’è tempo per azzardare traduzioni!