Vittima! Sicuri di farla bene?

Tratto dal Manuale Tecnico della Lifeguard Academy

Un assistente bagnanti, si sa, dovrebbe allenarsi con costanza. Oltre alla costanza con cui ci si allena si deve anche porre attenzione alla qualità dell’allenamento. In questo intervento non tratteremo esercizi specifici di interesse e competenze di scienziati motori o maestri di salvamento, ma vogliamo porre attenzione a quella frazione di allenamento dedicata alle simulazioni di intervento. Chi più chi meno, durante le simulazioni si è ritrovato a far o da vittima o da soccorritore, la vittima in genere sbraccia e grida aiuto, non dice nulla se si è all’aperto per non creare falsi allarmi. Ma è davvero così che ci si deve allenare? Le vittime si presentano davvero così? Chi ha un po di stagioni sulle spalle, al mare o negli impianti natatori sa benissimo che la vittima non si presenta quasi mai in questa maniera, anzi una delle cose più difficili del mestiere è proprio quella di riconoscere tempestivamente una potenziale vittima di annegamento. Nel capitolo 4 del nostro Manuale Tecnico per assistenti bagnanti, la Lifeguard Academy  ha cercato di trovare alcuni indizi su cui un assistente bagnanti dovrebbe concentrarsi al fine di capire se ha davanti una situazione che potrebbe volgere al peggio in pochi istanti. Di seguito vi proponiamo un estratto del capitolo.

Bisognerà essere degli osservatori del linguaggio corporeo. Anche in questo caso l’esperienza gioca un ruolo fondamentale, tuttavia anche se non si ha esperienza bisogna fin dalle prime ore di servizio sapere cosa osservare, in particolare:

  • il modo di respirare,
  • l’ aspetto generale in cui si presenta la sospetta vittima e l’espressione facciale se visibile,
  • l’azione di braccia e gambe,
  • la posizione del corpo e della testa,
  • l’efficacia della propulsione in acqua.

Per praticità didattica analizzeremo questi elementi per tre tipologie di vittime il nuotatore in difficoltà, l’annegamento di una vittima attiva e l’annegamento di una vittima passiva. Tieni presente sempre che tutte le classificazioni non sono altro che un modo per mettere ordine in una complessa ed eterogenea serie di variabili che si possono presentare in un’emergenza. Un nuotatore in difficoltà potrebbe passare in pochi secondi in uno stato di panico passivo e sommergersi ad esempio, se si trova in mare, fattori come la lontananza da riva o una corrente possono innescare il panico.

Nuotatore in difficoltà

La difficoltà per un nuotatore potrebbe insorgere per svariati motivi quali crampi, esaurimento delle energie o patologia cardiaca improvvisa. Un nuotatore in difficoltà e in grado nelle prime fasi di mantenersi in galleggiamento tale da respirare, chiedere aiuto o auto-soccorrersi se vicino ad un oggetto galleggiante o al bordo della vasca. Se però la causa che causa la difficoltà al nuotatore non viene rimossa o non vi è aiuto da parte dell’assistente bagnanti le condizioni del bagnante possono peggiorare fino a diventare critiche.

Annegamento di vittima attiva

La vittima in questo caso tenta in maniera disperata di mantenere le vie aeree al di sopra della superficie dell’acqua in quello che viene definita come risposta istintiva all’annegamento. Una sorta di movimento che ricorda quello di arrampicarsi su una scala. Una volta riconosciuta la vittima in questo stato l’assistente bagnanti deve intervenire immediatamente. Lo sforzo per mantenere le vie aeree al di sopra dell’acqua non permette alla vittima di richiedere aiuto, potrebbe sommergersi e continuare i movimenti nel tentativo infruttuoso di riemergere, nella fase finale vi è perdita di coscienza, per questo quando simulerai durante la parte pratica l’annegamento ti verrà chiesto di non sbracciarti con spruzzi e grida lo farai in maniera realistica e silenziosa. Il periodo di tempo in cui una vittima riesce a sostenersi visibile sulla superficie va da 20’’ a 60’’dopo di che subentra la sommersione. Anche sommersa la persona potrebbe continuare a muoversi fino che non perde coscienza. Spesso è più semplice riconoscere un nuotatore in difficoltà che una vittima di questo tipo. Chi è in fase di annegamento sembra quasi una persona che stia giocando o galleggiando a pelo d’acqua, non dare mai per scontato che qualcuno stia giocando o non sia in reale pericolo, il tuo intervento è essenziale, se necessario rimuovi la persona dall’acqua e inizia la rianimazione cardiopolmonare. Nella valutazione della vittima non farti ingannare dalla presenza di un respiro agonico o movimenti convulsivi come presenza di respiro o coscienza.

Il capitolo prosegue analizzando anche l’annegamento di una vittima passiva e propone una tabella comparativa delle tre casistiche. Per approfondirne lo studio visitate il manuale a questo link.

Concludiamo questo intervento auspicando che sia sempre maggiormente considerata l’importanza di allenarsi con costanza e  con qualità. Allenandosi  prediligendo scenari realistici, con simulazioni e ruoli più aderenti possibili alla realtà o a l’esperienza vissuta, manterrà nell’assistente bagnanti non solo le abilità vive nella memoria, ma soprattutto nello spirito e nella passione che sono fondamentali per svolgere questo mestiere. Niente più vittime starnazzanti che schizzano acqua d’appertutto quindi!

Il manuale tecnico dalla Lifeguard Academy scritto da Giovanni Ghersina è un libro, perdonateci per la ripetizione, scritto da un soccorritore per i soccorritori. Un manuale digitale che l’assistente bagnanti può portare sempre con sé, per rileggere, approfondire ed imparare un mestiere. Non è fatto per sostituire i manuali federali ma ha l’obbiettivo di raccontare qualche cosa in più, in modo operativo con anche nuove tecniche ben assodate all’Estero. Con la formula interattiva permette di verificare costantemente il livello di apprendimento.