Elia Spanò

Il figlio di Nettuno

Quattro chiacchere con il bagnino Elia Spanò. Elemento di spicco del salvataggio di Fregene, una passione infinita per il mare che nasce sin da piccolo. Crescendo arrivano i brevetti e le vittorie alla gara di Voga di Fregene di cui parleremo nei prossimi articoli.
Da cosa nasce questa passione?
Bagnino poiché il salvamento è una tradizione di famiglia. Mio nonno è stato bagnino per oltre 40 anni. Ricordo ancora le giornate insieme a lui in postazione, all’età di 5 anni ho iniziato a remare, a 12 già lavoravo in spiaggia nel ruolo di “spiaggino” e …  a 13 il primo salvataggio (con il pattino, naturalmente) ricordo che il bagnino in quel momento era lontano dalla propria postazione, mentre una signora,finita dentro una buca,era in difficoltà, a quel punto senza pensarci 2 volte sono intervenuto tempestivamente!
Nel 2005 sono diventato ufficialmente un bagnino, nel 2011 ottenni il titolo di IAMAS (istruttore nelle arti marinaresche) con il supporto del mio collega e amico Domenico Putino anch’egli bagnino da molti anni con il quale abbiamo iniziato a brevettare aspiranti bagnini per conto della SNS sez. Fregene.  Domenico teneva molto alla mia partecipazione a tale progetto, questa stima mi convinse ad accettare.
Nel corso degli anni ho allargato quelle che sono le mie competenze e qualifiche, nell’ordine; istruttore di nuoto, operatore sup rescue istruttore blsd adulto e pediatrico. Da un anno abbiamo creato un nostro centro di formazione (accreditato dalla regione Lazio) alla base del nostro lavoro c’è la voglia di trasmettere l’amore e l’amore che nutriamo per questo mestiere. 
Quale ritieni essere l’aspetto più negativo del nostro mestiere?
L’aspetto più negativo del mio lavoro è rappresentato dalle gravi lacune culturali circa il mare, dei bagnanti italiani. Mi riferisco in particolar modo alla loro imperizia ed ignoranza verso il  pericolo che è la prima causa di annegamento! E’ un fattore meno rilevante nelle altre nazioni, dove tra l’altro il bagnino di salvataggio è una figura ben più autoritaria. Essere un buon nuotare non significa essere immune ai pericoli del mare. Secondo aspetto fortemente negativo (che non mi riguarda direttamente, grazie al supporto della mia titolare che mi ha sempre concesso credibilità e fiducia) è rappresentato dalla visione distorta ed errata nei confronti della figura del bagnino da parte dei vari datori di lavoro che caricano di compiti e responsabilità i propri dipendenti ignorando quello che è il compito PRIMARIO: la sorveglianza! Anche nei mesi di maggio e di settembre nonostante l’affluenza sia minore (a proposito vi invitiamo a leggere l’articolo sui “salvataggi fortuiti“, NdA) . Un bagnino di salvataggio,in caso di incidente, è sempre sottoposto a responsabilità civile e penale!
Quale è il tuo strumento di salvataggio preferito?
Ovviamente il pattino, che mi accompagna da quando ero piccolo e che qua a Fregene! 
Il tuo rapporto con i colleghi?
Con molti di loro un ottimo rapporto che va al di là della semplice stima lavorativa, in altri invece riscontro un arroganza non giustificata, a questi vorrei ricordare che è il mare a selezionare il bagnino!
Quale futuro per questo mestiere?
Il mio sogno è vedere diventare il servizio di salvamento un corpo dello Stato così che il bagnino venga riconosciuto come pubblico ufficiale.
Facciamo un bilancio dei salvataggi fatti …
In 13 stagioni presumo, con discreta certezza, di aver compiuto circa 250 salvataggi grazie ai quali la guardia costiera con mio grande orgoglio mi ha consegnato un attestato di merito tale riconoscimento. E’ la soddisfazione professionale di cui sono maggiormente fiero. Posso affermare quindi che in media in una stagione compio 15/20 interventi, anche ci sono state stagioni dove il bilancio complessivo superava i 50 salvataggi, numeri così sono giustificati dalla posizione e dall’alta affluenza dello stabilimento presso il quale presto servizio.
Un salvataggio fra 250, raccontacelo …
La “domenica d’inferno”  del 29 luglio 2011 mare in burrasca, mareggiata da libeccio e grande affluenza in acqua, compii circa 20 salvataggi, a cui si aggiunsero quelli del mio collega, una decina. Che giornata!